il film C'eravamo tanto amati, girato da Ettore Scola nel 1974, appartiene al filone della commedia all'italiana di impegno sociale molto di moda negli anni '60/'70.
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| Fonte Wikipedia |
- Antonio (Nino Manfredi), portantito dell'ospedale e convinto comunista;
- Gianni Perego (Vittorio Gassman), arrivista di successo che, al termine della guerra, si laurea in giurisprudenza e vende i propri ideali in cambio del successo ottenuto ai danni del palazzinaro romano Romolo Catenacci (Aldo Fabrizi) e della figlia del Catenacci (Giovanna Ralli);
- Nicola Palumbo (Stefano Satta Flores), insegnante in un istituto del suo paese di orgine (Nocera) che al termine della guerra si trasferisce a Roma, abbandonando la moglie e il figlio, per cercare invano di sfondare come giornalista o scrittore.
La loro amicizia è messa in discussione dall'incontro con l'attrice friulana Luciana Zanon(Stefania Sandrelli), di cui si innamora inizialmente Antonio.
Dopo un incontro fortuito, scatta subito il colpo di fulmine tra l'avvocato Perego e l'attrice all'insaputa del loro amico Antonio.
Questo nuovo amore durerà poco a causa dell'arrivismo di Gianni che, nel difendere il Catenacci, incontra la figlia ingenua del palazzinaro.
Quest'ultima diventerà il grimaldello per entrare nelle grazie del padre ed acquisire il controllo delle sue società(arrivando anche a far interdire il figlio poco sveglio del Catenacci).
Nel frattempo giunge a Roma Nicola che cerca di sfondare come giornalista, ma che, a causa delle sue idee talvolta molto estreme, si ritroverà a scrivere su giornali con lo pseudonimo di Vice.
Passati trent'anni i tre amici si rincontrano all'interno della loro trattoria storica per tracciare un bilancio amaro della loro vita trascorsa.
Il film era ed è uno più belli del panorama cinematografico italiano degli anni 70 e si scontrava contro la nuova moda del tempo fatta di film poliziotteschi o appartenenti al genere della nuova commedia erotica all'italiana.
Scola riesce con maestria a descrivere alcuni aspetti controversi dell'Italia del dopoguerra in cui l'arrivismo sfrenato di alcuni si scontrava contro il sogno e la voglia di cambiare in meglio una nazione che usciva distrutta socialmente ed economicamente dal dramma della Seconda Guerra Mondiale.
I sogni, però, molto spesso rimangono tali e non si riesce ad avverarli o per ottusità dei molti (celebre in tal senso la scena in cui Nicola litiga con altri insegnanti durante il cineforum scolastico) o per divergenze politiche (Antonio che rimane portantino per tutta la vita in quanto non democristiano) o per interessi personali (Gianni che vende il proprio credo e rinuncia al suo vero amore per i soldi, rimanendo per tutta la vita ingabbiato da un matrimonio con una donna mai amata e nella solitudine della sue ricchezze).
Tutto questo sfondo cupo è messo in secondo piano dall'amicizia dei protagonisti che, al di là dei propri problemi interpersonali, resiste nel tempo e che diventa ancora più forte verso la fine del film.
L'amicizia che si erge come unico scudo difensivo dei protagonisti dalla cruda realtà che li circonda e che, insieme all'amore per una persona amata, rappresenta la linfa vitale e il motore principale di ogni essere vivente che vive e vivrà sempre al di là di guerre e dell'odio sociale
